giovedì 26 aprile 2012

Giornali e Stato nell'intervento di @lucadebiase all' #ijf12

Ho rubato qualche tweet sul dibattito di oggi pomeriggio a Perugia, Dalla carta stampata al digitale: come cambia l'editoria, nell'ambito del Festival Internazionale del Giornalismo (nel link trovate anche il documento filmato).

Eccoli:






Nel suo primo intervento, Luca De Biase, dopo aver ascoltato Paolo Peluffo, sottosegretario all'Editoria, sponsorizza la norma che favorisce il servizio pubblico dei giornali puntualizzando la necessità di un sistema di incentivi non più basato sulle copie non lette, ma sulla relazione "funzionale" tra chi fa i giornali e chi li legge (e che, per leggerli, deve comprarli).

La riflessione che faccio è molto semplice: se è vero che il fallimento dei giornali è dovuto al 47% di analfabeti funzionali (perchè non capiscono quello che leggono perchè non sono interessati a leggere), dando per scontato che il problema dell'analfabetismo è diretta responsabilità delle Politiche dello Stato Nazionale (se l'assunzione è sbagliata allora potete risparmiarvi le ultime righe), come si può dire che i giornali devono salvarsi da soli?

Voglio dire: è vero, l'assistenzialismo - visto come mero contributo in denaro - non risolverebbe nulla se non fosse anche [accompagnato da] una politica di indirizzo. I giornali, io credo, hanno bisogno di politiche di indirizzo; perchè di politiche di indirizzo per la crescita ha bisogno la Nazione, lo Stato. Cioè le Persone! E, forse, prima ancora di pensare ad un Modello di Business, si dovrebbe cominciare a ragionare in termini di Modello Sociale in cui inquadrare un nuovo patto.

Le considerazioni sintetiche di come personalmente vedo la questione le trovate qui.

Nessun commento: