mercoledì 6 febbraio 2013

tu mi dici quello che devo fare e io lo faccio


Qualche tempo fa, Antonio Pascale e Luca Rastello hanno un scritto un brevissimo saggio, "Democrazia cosa può fare lo scrittore?", in cui si racconta di quando lo scrittore tende a rassicurare il proprio lettore con le armi - così sono definite - del sapere nostalgico e della retorica dell'apocalisse.

Vendere copie del proprio quotidiano, fare numeri di ascolto con il proprio telegiornale. Sono questi gli obiettivi perseguiti dagli editori con la pratica del sapere nostalgico e della retorica dell'apocalisse. Si ottiene, così, un prodotto indubbiamente qualitativamente scadente, sacrificando l'importante sull'altare dell'interessante, stuprando la missione che qualsiasi testata giornalistica dovrebbe avere,  spegnendo letteralmente la luce sull'informazione, soffocando ogni senso critico.

Bisogna accontentare la maggioranza. Con un fare, quello di tanti attori dell'informazione, che ricalca la strategia dell'ennesima campagna elettorale berlusconiana. E, proprio per l'assenza di senso critico, sedato da un patto - durato anni - tra politica ed una vera e propria forma di mafia, sembra che l'unico programma politico degno di essere votato sia ancora soltanto quello che parla alla pancia.

Quello che nell'industria dei contenuti si chiama Content MarketPlace, in politica si chiama Politica on Demand. Ma sono la stessa cosa.

Il pesantissimo tono di questa riflessione proviene dallo sgomento provato questa mattina: un paio di convinti Democratici (nel senso del partito) mi hanno detto: "manca una forza moderata che intercetti gli indecisi e si faccia interprete delle loro richieste."
Sono Berlusconiani anche loro. Sono ovunque.

Immagine sclerosi.org

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